L’impronta idrica della coltivazione dei pomodori. Quanta acqua si consuma? ( by 100ambiente )
Una collaborazione tra la nota azienda italiana Mutti e WWF. Uno studio per calcolare l’impatto che la coltivazione di pomodori ha nel consumo dell’acqua.
Per la prima volta in Italia, e tra le poche al mondo, lo studio ha voluto calcolare i consumi di acqua nella produzione (dalla coltivazione del pomodoro al prodotto finito), avvalendosi del supporto scientifico del WWF e del Dipartimento di Ecologia Forestale della Facoltà di Agraria dell’Università della Tuscia (Viterbo). L’obiettivo di questa indagine, a cui si affianca quella sulle emissioni di CO2, è produrre pomodori che approdino dai campi alle nostre tavole con un minore impatto ambientale, secondo target di riduzione che verranno annunciati nei prossimi mesi dalla medesima Mutti. Non solo. Da oggi tutti potranno calcolare l’impronta idrica delle proprie scelte alimentari grazie al nuovo “Carrello della Spesa virtuale”, online sul sito del WWF, per imparare, approfittando della stagione estiva, a ridurre i litri di acqua “nascosta” che mettiamo ogni giorno nel piatto.
Ebbene: ecco i risultati sorprendenti.
L’analisi della Water Footprint dell’azienda parmense è avvenuta analizzando la filiera completa della catena di produzione, considerando tutte le linee produttive degli impianti dalla coltivazione della materia prima, alla trasformazione dei prodotti, fino alla realizzazione degli imballaggi, in modo da calcolare la quantità di acqua “nascosta”, virtualmente “immagazzinata” in ogni prodotto Mutti. E così è stato calcolato che per produrre un chilo di pomodoro fresco ci vogliono 156 litri di acqua, per una bottiglia di passata Mutti (compresi contenitore ed etichetta – 720 gr) ce ne vogliono 172 litri, mentre si arriva a 223 litri per un barattolo di polpa da 400 grammi. (Come termine di paragone, ci vogliono 200 litri di acqua per “produrre” un uovo, 900 per un chilo di patate, 3400 per un chilo di riso, e fino a 2.400 litri per un hamburger da 150 grammi). Mutti partirà da qui per stabilire i propri obiettivi di riduzione, in un percorso di sostenibilità insieme al WWF Italia. Se si considera che l’85% dell’impronta idrica umana è legata alla produzione agro alimentare, il 10% alla produzione industriale e il 5% al consumo domestico, come documenta il maggior esperto mondiale di impronta idrica Arjem Hoekstra, l’iniziativa riveste un ruolo particolarmente rilevante: a fronte del calcolo della Water Footprint, Mutti sta infatti definendo in collaborazione con il WWF anche gli obiettivi di riduzione dei consumi, soprattutto per quanto concerne la catena di fornitura, sensibilizzando i coltivatori che forniscono il prodotto fresco ad adottare pratiche agricole maggiormente rispettose dell’ambiente.
Oltre all’impronta idrica, sempre in collaborazione con il WWF Mutti ha calcolato anche l’impronta di carbonio della propria attività produttiva, secondo il GHG Protocol, ossia il protocollo internazionale messo a punto dal World Resource Institute. Attraverso il calcolo della Carbon Footprint e l’analisi delle potenzialità di riduzione dei consumi di energia e combustibili fossili da parte degli impianti di produzione, Mutti stabilirà degli obiettivi di riduzione anche per questa impronta, che permetteranno di migliorare le performance ambientali e l’impatto complessivo che i suoi prodotti avranno sull’ambiente.
di Luca De Nardo
La pillola eco-impegnata di Paolo Broglio, ovvero “quelli che fanno “……o almeno ci provano
Erbe naturali per curare le vaginiti
Per molte donne una vaginite è un vero e proprio tormento. Calcolate che circa il 75% delle donne ha avuto o avrà almeno un episodio di micosi vulvovaginale causata la maggior parte delle volte da Candida Albicans.
Per combattere la vaginite e prevenire possibili ricadute le piante possono essere buone alleate.
Per contrastare rossore e bruciore, si può ricorrere a piante ricche di mucillagini come malva o calendula oppure idraste. In caso di prurito è indicato il centocchio (stellaria media). Queste piante sono ideali per infusi da usare a temperatura ambiente e per lavaggi da praticare 2 volte al giorno.
Se le perdite sono giallastre non irritanti ma fastidiose, allora utile è l’agnocasto, una pianta ricca di principi attivi che stimolano la produzione di progesterone: 30 gocce in poca acqua da bere al mattino.
A questi rimedi si può associare l’azione di essenze estratte da lavanda o dall’albero del tè: per una cura locare diluire 5-6 gocce di mezzo litro d’acqua tiepida bollita.
Ancora una alternativa potrebbero essere i semi di pompelmo, considerati un antisettico ad ampio spettro: in fase acuta 2 compresse 2 volte al giorno per 4-5 giorni, successivamente 2 compresse al giorno per un mese.
Ricordatevi che sono indicazioni di base, il vostro erborista di fiducia vi saprà sicuramente aiutare. E non sostituite mai una cura naturale con il parere del vostro ginecologo personale.
Ad integrazione/sostituzione di questa cura naturale è possibile utilizzare “ olio d’oliva ozonizzato “ che ha dato risultati sorprendenti in questa patologia. Il “ rimedio” non è però facilmente reperibile e i prodotti pubblicizzati su Internet non danno affidamento. Se siete interessate ad avere più informazioni su questo rimedio ( molto efficace anche su erpes ed emorroidi ) scrivete a Famiglie d’Italia.
di Marina Morelli con appendice di Paolo Broglio
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