”Spaventa il pensiero di quanto potrà accadere fra una ventina d’anni quando tutti i testimoni saranno spariti. Allora i falsari avranno via libera, potranno affermare o negare qualsiasi cosa.”
Primo Levi
Il 30 gennaio 1944, alla Stazione Centrale di Milano, precisamente dal binario ferroviario 21, in un treno composto da vagoni bestiame, lerci, senza sedili, senza finestre, senza acqua; venivano ammassati uomini, donne e bambini.
Non serviva sapere chi fossero, come si chiamassero, per i nazisti erano tutti ebrei, che tradotto significava: carne da macello. Gli occhi dei deportati s’intravvedevano spuntare oltre le assi di legno, e chi non poteva guardare fuori, per sorreggersi, si teneva alle assi, e quindi lo spettacolo visivo era di occhi e mani incrociate. La coreografia era contornata da urla e grida di disperazione, sentimenti ed emozioni che rendevano forti le menti povere dei nazisti, che armati spingevano questo bestiame umano.
La partenza era stata camuffata, nessuno era riuscito a capire che quella povera gente era stata introdotta nella Stazione, dai sotterranei, dove era arrivata a bordo di grossi camion telati, e quindi tutti pensavano che fossero colpevoli di qualche reato.
Oltre ai bambini che erano 40, su quel treno per l’inferno i tedeschi avevano spinto anche una signora anziana di ben 88 anni: Esmeralda Dina. Tanto per non farsi mancare nessuno.
Era un treno di sola andata, verso un posto di morte in mezzo alla foresta Nera, nascosto al pubblico, il cancello di ferro all’ingresso, recava una scritta di ferro: ARBEIT MACHT FREI
Una scritta che urlava a tutti coloro che varcavano quella rete: “il lavoro rende liberi” . Forse oggi i nipoti potranno analizzare i fatti, capire quale dramma è stato compiuto per distruggere un popolo, distruggendo così anche la coscienza di chi è rimasto immobile a guardare cosa stava succedendo.
Il 18 dicembre tra le ore 3.30 e le 5.00 del mattino, quel cartello è stato rubato. La Polonia si è svegliata con un grido di dolore, mandando tutta la polizia disponibile alla ricerca di un simbolo della MEMORIA, un grande documento, che testimonia a tutto il mondo che quell’inferno è esistito, che 3.000.000 di anime sono state cancellate, uccise, strappate alla loro vita, ai loro bambini.
Forse il disegno del nazismo moderno : prendi una gomma e cancella tutte le tracce, così fra 20 anni quando anche l’ultimo testimone di questo genocidio sarà in cielo, sarà più facile riscrivere la storia, magari rendendo i nazisti meno feroci, oppure dichiarando che i deportati hanno deciso di sterminarsi da soli.
I Dolorosi Ricordi vengono riassunti al processo di Norimberga, dove tra gli incriminati nazisti, l’ufficiale delle SS August Häfner, testimoniando per salvarsi la vita davanti al mondo, racconta come avveniva il massacro di bambini:
“Uscii dal bosco da solo. La Wehrmacht aveva già scavato una fossa. I bambini erano stati portati lì con un trattore. Gli ucraini stavano in piedi attorno alla fossa e tremavano. I bambini furono fatti scendere dal trattore. Furono messi in fila lungo il ciglio della fossa e centrati dai colpi di fucili in modo che vi cadessero dentro. Le urla erano indescrivibili. Ricordo in particolare una piccola bambina con i capelli biondi che mi prese la mano. Più tardi anche lei fu uccisa…”
Queste parole che fendono l’aria come coltellate, in cerca del bersaglio da colpire, ci fanno capire quanto lo sterminio fosse un’organizzazione perfetta, nella quale tutti coloro che hanno assistito con un ruolo ben preciso, oppure solo come osservatore; hanno la stessa responsabilità.
Non lascoiamo che il “Nuovo Nazismo” cancelli le tracce dell’olocausto, perchè oltre ad oltraggiare la memoria dei morti, rende più deboli e più a rischio le giovani menti, dei nostri bambini, che sono il futuro di questo mondo, che sta andando in una direzione GLOBALIZZATA: Senza Regole!
DIAMO MEMORIA AL TEMPO, RENDIAMO GIUSTIZIA AGLI ASSASSINATI, NON LASCIAMO GERMOGLIARE CORRENTI NAZISTE NASCENTI!
Forse allora non si è stati capaci di aiutare e di fermare l’olocausto, ma oggi, veramente, non esistono scuse, siamo noi le penne che scriveranno eostruiranno il futuro, ed è quindi nostra la responsabilità di: NON DIMENTICARE!
Andrea Ben Leva
P. S. Letti gli esiti delle ultime indagini riguardo allo stato di salute delle famiglie italiane, delle quali il 30 % ha difficoltà ad arrivare a fine mese, ho deciso di ridare fiato e visibilità giornaliera, fino alla noia, ad una nostra iniziativa dell’estate scorsa che riguarda esclusivamente la sfera delle conoscenze personali di ognuno di noi… e che permette di dare una mano concreta a chi la necessita, i cui effetti positivi si possono vedere immediatamente e senza bisogno di inviare sms o indire collette nazionali.
… Adottiamo una famiglia in difficoltà… è un’iniziativa che invita ogni famiglia a cui avanzi qualche euro, invece di depositarlo tutto sul proprio conto corrente, ad adottare una famiglia che conosce e che sa che è in difficoltà. Può accompagnarla una volta al mese ad un supermarket ed offrirle la spesa, adottando la formula, per non offendere, ” … a buon rendere, non si sa mai… “. Otterrà due risultati: aiutare chi ha bisogno ed immettere del denaro nel mercato. Questo consentirà di vivere meglio la crisi e di facilitarne una via d’uscita. State certi che ciò che avrete dato non sarà stato sprecato ed, in qualche modo, lo vedrete restituito.
” Adottiamo una famiglia in difficoltà ” è una proposta che non avrà un adeguato appoggio mediatico, ma che voi sarete in grado di far conoscere ed apprezzare con il vostro agire e con l’impegno di spargerne parola. Noi di Famiglie d’Italia lo ricorderemo ogni giorno da questo blog e voi, in qgrazie!ualche modo, fatemi sapere se l’iniziativa prenderà corpo, usando l’anonimato più discreto…
Umberto Napolitano
Tag: Adottiamo una famiglia, andrea ben leva, arbeit macht frei, memoria, nuovo nazismo, processo di Norirberga, stazione di Milano, umberto napolitano, wermacht
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